ANCHE IL PRINCIPATO È ATTENTO ALLA GEOPOLITICA INTERNAZIONALE

Dal Team di MonteCarloTimes – notizie ANSA

MONACO. Nel febbraio del 2024 gli Stati Uniti sono tornati sulla superficie lunare per la prima volta da più di 50 anni con  la navicella spaziale Odysseus presso il cratere Malapert A, vicino al polo sud della Luna. Il lander Nova-C esagonale da 14 piedi (4,3 metri) a sei gambe, affettuosamente soprannominato Odie dai dipendenti di Intuitive Machines, fa parte dell’iniziativa CLPS (commercial lunar payload services) della NASA, in cui l’agenzia assegna contratti a partner privati, in gran parte per supportare il programma Artemis. La Nasa ha contribuito con 118 milioni di dollari per farlo decollare, con Intuitive Machines che ha finanziato altri 130 milioni di dollari prima del suo lancio il 15 febbraio dal centro spaziale Kennedy in Florida su un razzo Falcon 9 della società SpaceX di Elon Musk. Attraverso Artemis, il programma di ritorno sulla Luna della NASA  al quale partecipa anche l’Europa, che prevede anche missioni a lungo termine su Marte con equipaggio nei prossimi due decenni, gli Stati Uniti cercano di stare un passo avanti rispetto a Russia e Cina, che stanno entrambe pianificando la propria missione lunare umana.  A proposito della collaborazione ESA/URSS interrotta nell’aprile 2022 dall’invasione russia dell’Ucraina del 24 febbraio di due anni fa, era  il 20 luglio 1969 quando Neil Armstrong e Buzz Aldrin, due dei tre astronauti della missione Apollo 11, mossero i primi passi sul suolo lunare, arrivando primi sul traguardo di una delle tappe della grande corsa allo spazio con l’allora Unione Sovietica. In piena guerra fredda però,  quest’ultima aveva già clamorosamente umiliato gli Stati Uniti con il lancio in orbita del primo satellite artificiale nello spazio, lo Sputnik 1 nel 1957, evento straordinario che fu seguito dal lancio del primo uomo nello spazio cosmico, il comandante Gagarin, nel 1961. Per 10 anni la Russia aveva immesso enormi risorse nel programma di esplorazione lunare ‘Luna’, avviato nel 1959. Presi alquanto di sorpresa, dopo il “piccolo passo” sulla Luna di Armstrong del 1969, che lo defini’ “un grande balzo per l’umanità”  i sovietici non si arresero, lanciando nel  ’71 la prima stazione spaziale, la Salyut. E finalmente, il 17 luglio 1975, con l’aggancio tra Apollo 18 e Soyuz 19, si concluse la prima missione congiunta Usa-Urss, dando un taglio netto con il passato. In pratica, la missione fu frutto della prima collaborazione tra i due programmi spaziali delle due superpotenze, che fino a tale momento era stato meramente caratterizzato dalla concorrenza dell’uno contro l’altro. La tecnica missilistica era diventata una base fondamentale della corsa all’armamento (anche di carattere atomico) e pertanto la collaborazione pacifica nello spazio fu un chiaro segnale politico della volontà di pace reciproca. Tutto sommato, quei vent’anni di sfide si conclusero con un salomonico pareggio: agli americani il merito del primo uomo sbarcato sulla luna, all’Unione Sovietica quello del primo uomo lanciato nello Spazio. Pareva che la guerra fredda spaziale fosse finalmente essere archiviata, ma ecco che nell’agosto 2023,  la Russia ha lanciato la missione Luna-25 con un razzo Soyuz dal cosmodromo di Vostochny. Il ritorno alla Luna, a 47 anni dall’ultima missione, è un obiettivo ambizioso che la Russia persegue senza la collaborazione dell’Europa, interrotta come detto dopo l’invasione dell’Ucraina. Riportare l’uomo sulla Luna per restarci: era questo l’obiettivo che nel 2015 aveva spinto l’Agenzia Spaziale Europea e la sua omologa russa Roscosmos a unire le forze per mettere in campo una serie di missioni (Luna-25, Luna-26 e Luna-27) volte a verificare le condizioni per la creazione di un insediamento umano permanente sul nostro satellite naturale, realizzando così un sogno a lungo interrotto da altre tensioni e incidenti. A metterlo nuovamente a repentaglio, stavolta, sono state le tensioni geopolitiche scatenate dall’invasione dell’Ucraina. La crisi ha spinto l’Esa, (con la quale, ovviamente, il Principato di Monaco condivide i principi etici, seguendo con attenzione la geopolica internazionale) ad annunciare dapprima la fine della cooperazione per la missione ExoMars diretta su Marte e poi, nel giro di poche settimane, anche quella per le missioni lunari. La decisione, assunta il 13 aprile 2022 dal Consiglio dell’Esa riunito in sessione straordinaria, è stata anche accompagnata dalla richiesta ai russi di restituire la telecamera di navigazione Pilot-D, che sarebbe dovuta partire con la missione Luna-25 dell’ estate scorsa. Sono trascorsi quasi due anni da quella decisione dell’ESA, e niente è cambiato, anzi, le tensioni tra Stati Uniti/Russia e resto del mondo sono aumentate dopo il contrasto Hamas-Israele, che e’ ormai stato definito “disumano” per quel che riguarda entrambe le parti. Nel frattempo, se la rottura dei rapporti con la Russia ha portato l’Europa a concentrare i propri sforzi sulle missioni previste dal programma Artemis della Nasa sulla Luna, dall’altra parte ha spinto la Russia a continuare da sola la sua corsa allo spazio dopo le 24 missioni Luna risalenti a meta’ anni 70, di cui 15 di successo. Nel tentativo di riaffermare la propria potenza sulla scena internazionale la Russia ci ha provato con Luna  25 ed ha fallito schiantandosi sul cratere Boguslavsky, ma non smettera’ certo di provarci. Dunque, viene riproposta la gara che pareva essere archiviata quasi 50 anni fa. Ma perché questa “nuova corsa”? Per motivi di opportunità, come da sempre, solo che oggi sembrano essere sempre più evidenti quelli della geopolitica.

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