MONACO: CENTRALITÀ DEL MEDITERRANEO NELLA DIMENSIONE EUROPEA
DI Nicola Tavoletta (Presidente Nazionale ACLI TERRA)
Oggi sono lieto di continuare sul sito (la versione integrale verso la meta’ di dicembre sul cartaceo bilingue MonteCarloTimes-Les Nouvelles) questi pensieri che vengono alla mente passeggiando a Monaco, tra Porto Ercole e il quartiere Monte-Carlo, ove il riconoscimento della centralità del Mediterraneo nella totale e integrale dimensione europea, poiche’ é la formazione umanistica che distingue il valore del prodotto di una competenza tecnica: questo è il valore mediterraneo. L´idealità mediterranea come scelta autenticamente differente. Tale riflessione elabora una prospettiva, come abbiamo osservato, già tracciata nel Principato di Monaco e in alcune altre realtà, ma che ha la necessità di essere assolutamente diffusa nel convincimento collettivo. Sosterrei ciò anche con la necessità di sviluppare tale azione caratterizzandola con quella “efficienza gentile” che è tipica delle attività commerciali della realtà monegasca. Una efficienza tecnica, ma fortemente caratterizzata dalla soggettività della lavoratrice e o del lavoratore, come a marcare ancora una volta la umanizzazione del processo come valore aggiunto fino a qualificarlo e addirittura identificarlo. Questo stile è caratterizzato anche da un autentico riconoscimento della questione ambientale come interpretazione di tanti passaggi produttivi e su questo tema sento di volervi consegnare un messaggio ottimistico. Nel 1973 negli Stati Uniti d’America fu prodotto un film dal titolo “2022: i sopravvissuti”, di cui questa e’ n breve la trama: “Anno 2022: la Terra è devastata dall’inquinamento e dalla sovrappopolazione. L’ambiente naturale non esiste quasi più e il clima è torrido. Le stagioni si sono ridotte a una perenne estate con oltre 30 °C di temperatura. Il dominio tecnologico e il consumismo sono tramontati perché gli oggetti che hanno prodotto stanno cadendo a pezzi, per mancanza di ricambi; manca spesso la corrente elettrica; cibo e acqua sono razionati. Proprio il cibo è il problema maggiore dell’umanità. L’unica risorsa diffusa rimasta è il Soylent, gallette artificiali nutritive di vari colori…”
Rispetto alla previsione del 1973, fortunatamente tutto è cambiato e tali previsioni pessimistiche non si sono attualizzate, perché la comunità ha fatto un inversione importante rispetto al quadro di quegli anni ‘70, nei quali si stava costruendo con una speculazione selvaggia insensibile all’equilibrio mondiale, sia ambientale che sociale. Proprio l’uomo ha saputo rileggere il proprio destino, tornando a declinare la scala dei valori comuni che oggi segna un diverso 2022 e una nuova prospettiva.Sicuramente l’allarme non è cessato, ma la consapevolezza ci offre uno scenario e una sceneggiatura diversa. Mi permetto di sottolineare ancora che anche questa evoluzione o reinterpretazione della capacità di abitare il Mondo ha le note di un nuovo umanesimo. Su queste tracce ho visto che anche la venticinquesima edizione del Monte-Carlo Gastronomie si è mossa a fine novembre, continuando nell’azione culturale che abbiamo rilevato nell’ esperienza monegasca come riferimento per la dimensione mediterranea. Il mio affacciarmi nel Principato di Monaco, però, mi sollecita due questioni dirimenti che vorrei socializzare con la vostra attenta comunità. La prima che abbiamo rintracciato anche nel film è quella del cibo sintetico e la nostra organizzazione, ACLI TERRA, afferma tutta la propria contrarietà a tale commercializzazione perchè è un prodotto ingegnerizzato, basato sulla bioingegneria e ricreato in laboratorio, che avrebbe l’intento di essere in tutto e per tutto uguale all’originale. Viene creato in bioreattori e sembra non porre rimedio alla salvaguardia ambientale, in quanto tale sistema consuma più acqua ed energia degli allevamenti più performanti. Oltre a favorire gli interessi di pochi operatori snatura e spezza lo straordinario legame che unisce cibo e natura e non aiuta la salute dei cittadini. Da poco, il 22 novembre, anche la vicina Liguria ha, tramite una mozione in Consiglio regionale, votato la propria contrarietà. La seconda questione è quella del “nutriscore”, un sistema di etichettatura degli alimenti uniforme tra tutti i Paesi membri dell’Ue fatta nell’ambito della strategia farm to fork. In altre parole, una nuova grafica sui pacchetti per fornire ai consumatori una sintesi delle qualità nutrizionali dei prodotti, che però mortifica il discernimento e stimola l’emotività della scelta sulla colorazione semaforica senza riflettere sulla composizione nutrizionale nell’equilibrio generale di una dieta equilibrata. Per questo promuoviamo la etichettatura a tabella che è completa e non eccita l’emotività nel contesto di una spesa veloce. Il mio testo parte dalla constatazione di una sensibilità attenta a tali temi della vostra comunità, radicata con convinzione proprio negli operatori della filiera agroalimentare e dell’ospitalità: proprio per questo rintraccio in quello che ho definito il vostro modello culturale come un riferimento esemplare per la diffusione di tale interpretazione nel Mediterraneo, estendendo il modello a tendenza, a stile. L’incontro tra lavoro e natura nella storia ha sempre avuto un’alta definizione proprio sulle sponde del Mediterraneo, ed è qui che torna a rielaborarsi nell’ unicità di competenze segnate da una visione ideale e valoriale.